Scrittura di un horror psicologico con narratore in prima persona
Questo lavoro è stato verificato dal nostro insegnante: 31.12.2024 o 11:36
Tipologia dell'esercizio: Tema
Aggiunto: 31.12.2024 o 11:26
Riepilogo:
Entrando in una biblioteca abbandonata, scopro un libro misterioso che risveglia voci e visioni. Ora, quelle anime tormentano la mia mente. ??
Non appena varcai la soglia di quella vecchia biblioteca, una strana sensazione si insinuò nel mio animo, quasi fosse una nebbia sottile e inquietante. Era stata chiusa per anni, e l’edificio appariva come un gigante addormentato, sepolto sotto strati di polvere e ragnatele. Eppure, c’era qualcosa che mi attirava. Sin da piccolo, avevo sentito storie su quel luogo. Si diceva che nascondesse segreti che era meglio lasciar sepolti, ma la curiosità aveva avuto il sopravvento su di me.
La luce del sole filtrava a malapena attraverso le finestre sporche, gettando lunghe ombre tra gli scaffali pieni di libri ammuffiti e dimenticati. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena mentre mi addentravo tra quelle pareti silenziose, l’odore della carta in decomposizione mescolato all’umidità stagnante. Il silenzio era così profondo che riuscivo a sentire solo il rumore dei miei passi e il battito del mio cuore, che risuonava inesorabile nel petto, quasi fosse un battito d'orologio, scandendo il tempo che sembrava non scorrere mai.
Iniziai a esplorare, passando indice e pollice sui dorsi dei libri, molti dei quali ormai illeggibili. Mi chiedevo se ci fosse effettivamente qualcosa di speciale in quella biblioteca, qualcosa di cui nessuno mi aveva parlato chiaramente. Finché, girato un angolo, mi imbattei in una porta semichiusa.
Il mio istinto mi urtava di evitarla, eppure la mia curiosità mi spinse a spingere quella porta. Dietro di essa, trovai una piccola stanza che sembrava essere stata risparmiata dal tempo: nessuna polvere, nessuna ragnatela, solo un'unica scrivania con una sedia e un grande libro poggiato al centro. Una finestra, che dava su un giardino ormai incolto, lasciava entrare una debole luce lunare, creando un’atmosfera quasi spettrale.
Mi avvicinai lentamente e posai lo sguardo su quel libro colossale. Non riconoscevo il titolo, scritto in una lingua che mi era del tutto sconosciuta. Eppure, le pagine sembravano invitarmi a sfogliarle, come se aspettassero proprio me. Ignorando il pericolo, aprii il libro e, immediatamente, il tempo sembrò fermarsi. Le parole brillarono di una luce innaturale, e un sussurro, all’inizio impercettibile, iniziò a levarsi intorno a me, crescendo a poco a poco fino a diventare una cacofonia di voci indistinte.
Era come se migliaia di anime cercassero di comunicare con me. Mi ritrovai sommerso da visioni di luoghi e persone a me sconosciuti, frammenti di vite che non avevo mai vissuto ma che in qualche modo mi sembravano familiari. Tentai di chiudere il libro, ma le mie mani si rifiutavano di obbedire, come trattenute da una forza invisibile.
Preso dal panico, cercai di allontanarmi, ma qualcosa mi legava a quel posto, un filo invisibile che penetrava nella mia mente, instillando un terrore profondo e inestinguibile. Era come se la biblioteca fosse viva, nutrendosi delle mie paure, crescendo nella mia psiche come un’ombra vorace.
La realtà intorno a me cominciò a dissolversi. Le pareti della stanza si mossero, deformandosi in volti e figure che ridevano e piangevano al tempo stesso, accusandomi di non esser stato abbastanza forte da resistere alla curiosità. Quando finalmente riuscii a staccarmi dal libro, cadetti a terra, sudato e tremante, il cuore che martellava insopportabile nel petto.
Fuggii da quella stanza come se avessi avuto il diavolo alle calcagna. Raggiunsi la porta della biblioteca con l’affanno nei polmoni e, uscito, crollai sull’erba umida del giardino, mentre la sicurezza della notte mi avvolgeva nuovamente nella sua tranquillità illusoria. Ma sapevo che nulla sarebbe stato come prima. Quelle voci, quelle anime, erano parte di me ora, e l’ombra della biblioteca continuava a vivere nella mia mente.
Da quel giorno, non ho più avuto pace. Ogni notte, quelle voci tornano a tormentarmi, privandomi del sonno e della lucidità. È come se avessi aperto una porta che non può più essere chiusa, lasciando che l’incubo reale permei la mia esistenza. Non sono più sicuro di cosa sia vero e cosa frutto della mia immaginazione alterata. Ma una cosa so: ho scoperto troppo tardi che alcuni segreti dovrebbero rimanere tali, sepolti nell’oscurità insieme ai libri polverosi di quella maledetta biblioteca.
Valutazioni degli utenti ed insegnanti:
**Valutazione: 10-** Commento: Un'ottima scrittura, ricca di immagini evocative e tensione crescente.
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