Scrivi un breve racconto horror ambientato in una buia sera d'inverno
Questo lavoro è stato verificato dal nostro insegnante: 16.09.2024 o 18:17
Tipologia dell'esercizio: Tema
Aggiunto: 10.09.2024 o 10:27

Riepilogo:
In una fredda sera torinese, Gianni incontra spettri di orfani nel Quadrilatero Romano. Determinato a scoprirne la verità, cerca di liberarli dal loro tormento. ??️
Una Fredda Sera d'Inverno a Torino
Era una fredda serata di dicembre, e la città di Torino era avvolta da un manto di nebbia che rendeva l'atmosfera ancora più inquietante. Le strade del centro storico erano quasi deserte, risuonando solo del rintocco delle campane della Mole Antonelliana che segnavano le undici. Gianni, un giovane studente universitario, stava cercando di tornare a casa dopo una lunga giornata di studio. Aveva perso l'ultimo tram e si trovava costretto a percorrere a piedi un tratto della città notoriamente evitato durante le ore notturne: il Quadrilatero Romano.
Il Quadrilatero Romano è una delle zone più antiche di Torino, un intrico di vie strette e tortuose che racchiude storie di epoche passate, alcune delle quali più sinistre di quanto si possa immaginare. Gianni conosceva alcune di queste storie: racconti che parlavano di una presenza oscura che perseguitava la zona da secoli. Tuttavia, scettico com'era, le aveva sempre considerate pure invenzioni.
Mentre camminava tra le ombre lunghe e minacciose, un forte vento iniziò a sollevarsi, fischiando tra i vicoli come un lamento. Gianni si strinse nel suo cappotto, cercando di mantenere un passo veloce, ma fu allora che iniziò a sentirlo: un sussurro che sembrava provenire dalle mura stesse dei palazzi antichi. Un lieve "Gianni...", quasi impercettibile, ma sufficiente a far drizzare i capelli sulla nuca del giovane.
Nonostante il sussurro, Gianni cercò di mantenere la calma, convincendosi che fosse solo la sua immaginazione a giocargli qualche scherzo. Proseguì il suo cammino, ma i sussurri non cessarono, anzi, sembravano intensificarsi. "Gianni... Gianni..." ripetevano con una cadenza lenta e monotona. Iniziò a girarsi intorno frenetico, sperando di scoprire l'origine di quei suoni inquietanti, ma la nebbia gli rendeva difficile distinguere qualsiasi cosa oltre il suo naso.
Con il cuore che batteva all'impazzata, Gianni accelerò il passo e svoltò l'angolo per immettersi in via delle Orfane, dove si dice sorgesse un antico orfanotrofio chiuso da decenni. Si trovò di fronte a un edificio fatiscente, le cui finestre erano sbarrate, e la porta principale mostrava i segni del tempo. Sembrava che nessuno vi fosse entrato da anni, ma quel posto emanava una strana energia, come se fosse vivo e respirasse.
L'edificio sembrava osservare Gianni, le sue finestre come occhi vigili che seguivano ogni suo movimento. Decise di non fermarsi e camminò velocemente lungo la via, ma le luci dei lampioni cominciarono a tremolare. Prima che Gianni potesse reagire, si spensero completamente, lasciandolo in un buio assoluto. I sussurri diventarono più forti, trasformandosi in un coro di voci inquietanti. Gianni sentì un brivido freddo attraversargli la schiena, come se una mano gelida gli avesse afferrato il collo. Si voltò di scatto e, nel pallido bagliore fornito dallo schermo del suo telefono, vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere: un gruppo di figure eteree, bambini dagli occhi vuoti e vestiti in stracci, che lo fissavano con occhi morti.
Il terrore era paralizzante, ma Gianni trovò la forza di scappare. Corse lungo i vicoli stretti e bui del Quadrilatero, sentendo il battito dei suoi passi sovrapporsi al battito del suo cuore. Ogni tanto si guardava attorno, ma quelle figure spettrali sembravano dissolversi nell’ombra per poi riapparire sempre più vicine. Le risate e le voci dei bambini sembravano circondarlo, e ogni passo che compiva non faceva altro che farlo sentire ancor più intrappolato.
Arrivato finalmente in una zona più trafficata e illuminata, Gianni cadde in ginocchio, ansimando. La sua mente cercava disperatamente di razionalizzare ciò che aveva visto, decidendo infine di spiegarselo come un'allucinazione causata dalla stanchezza e dal freddo. Tuttavia, non poté fare a meno di notare che il vento e i sussurri si erano arrestati solo ora che si trovava fuori dal Quadrilatero Romano.
Gianni non raccontò mai a nessuno del suo incontro con le entità spettrali, temendo che i suoi compagni lo considerassero pazzo. Tuttavia, ogni qualvolta ripensava a quella sera, rievocava con precisione quelle voci e quegli occhi vuoti che lo avevano fissato. Da allora, ogni volta che sentiva il vento fischiare tra le vie di Torino in una fredda sera d'inverno, non poteva fare a meno di accelerare il passo, cercando di allontanarsi il più possibile da quel luogo maledetto.
Nel corso del tempo, Gianni iniziò a documentarsi di più sulla storia del Quadrilatero Romano. Scoprì che l'orfanotrofio di via delle Orfane era famoso per numerose sparizioni inspiegabili avvenute nei secoli. Gli orfani che vi vivevano spesso soccombevano a malattie inspiegabili, oppure scomparivano senza lasciare traccia. La leggenda popolare parlava di un direttore dell'orfanotrofio che, impazzito dal dolore per la perdita della propria figlia, iniziò a fare esperimenti terribili sui bambini sotto la sua custodia. Le anime di quei bambini, secondo la leggenda, erano rimaste intrappolate in quel luogo, incapaci di trovare pace.
Questa scoperta non fece altro che alimentare i suoi incubi. Le immagini dei bambini dagli occhi vuoti lo perseguitavano, impedendogli di dormire serenamente. Anche se evitava di passare per il Quadrilatero Romano, non poteva scappare da quella sensazione opprimente che lo accompagnava ovunque andasse.
Un giorno, deciso a mettere fine a quell'angoscia, decise di affrontare le sue paure. Si armò di una torcia e di una videocamera e si diresse nuovamente verso il Quadrilatero Romano, deciso a catturare prove concrete delle entità che lo avevano terrorizzato. Arrivato davanti all'edificio fatiscente dell'orfanotrofio, sentì di nuovo i sussurri. "Gianni... Gianni...".
L'adrenalina lo fece entrare nel palazzo abbandonato, le pareti scrostate sembravano raccontare storie di dolore e sofferenza. I rumori di passi minuscoli risuonavano attorno a lui, e le luci della torcia sembravano danzare in modo innaturale. All'interno di una delle stanze, trovò un vecchio diario, appartenuto al direttore dell'orfanotrofio. Mentre leggeva, i sussurri aumentarono in intensità, come se quelle parole avessero risvegliato un male antico.
La videocamera iniziò a registrare immagini tremolanti e distorte mentre Gianni veniva circondato dalle apparizioni. Ma invece di scappare, rimase fermo, determinato a capire cosa avesse portato quelle anime in un eterno tormento. "Gianni... aiutaci..." le voci imploravano. In quella sconvolgente rivelazione, capì che gli spiriti dei bambini cercavano solo qualcuno che li aiutasse a liberarsi dalla loro prigionia.
Con il cuore colmo di compassione, Gianni decise di portare alla luce le verità celate, determinato a dare finalmente pace a quelle anime tormentate. Non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro, ma sapeva che il suo incontro con gli spiriti del Quadrilatero Romano era solo l’inizio di una lunga ricerca della verità.
Valutazioni degli utenti ed insegnanti:
**Voto: 10-** Ottimo racconto, ricco di suspense e dettagli evocativi.
**Voto: 9** Ottima scrittura e atmosfere ben curate; il racconto riesce a catturare il lettore con suspense e dettagli evocativi.
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