Un racconto giallo: tre amici esplorano un luogo abbandonato
Questo lavoro è stato verificato dal nostro insegnante: wczoraj o 23:48
Tipologia dell'esercizio: Tema
Aggiunto: przedwczoraj o 14:40

Riepilogo:
La campanella suona al Liceo "Galileo Galilei". Sabrina, Marta e Giacomo esplorano una fabbrica abbandonata, scoprendo segreti e scomparse misteriose.
La campanella dell’ultima ora suonò finalmente al Liceo Classico “Galileo Galilei”, un suono che Sabrina, Marta e Giacomo attendevano con impazienza. Era un venerdì di primavera, l’aria era tiepida e l’inizio del weekend sembrava promettere avventure. Avevano pianificato tutto meticolosamente: quel pomeriggio avrebbero esplorato la vecchia fabbrica tessile abbandonata alla periferia della città, un luogo che da tempo esercitava su di loro un fascino irresistibile. Questa fabbrica, chiusa da oltre vent’anni, era avvolta nel mistero e nelle leggende urbane. Si diceva che fosse infestata, che al suo interno persone fossero sparite senza lasciare traccia. Tuttavia, la curiosità dei tre amici superava di gran lunga la paura. Dopo aver raccontato ai genitori che avrebbero passato il pomeriggio a casa di Giacomo per studiare, i tre salirono sulle loro biciclette, diretti verso la fabbrica.
La struttura era imponente e in uno stato di completo abbandono. Sorgeva in mezzo a una fitta vegetazione che, col passare degli anni, aveva riconquistato il terreno, creando un paesaggio quasi post-apocalittico. Il cancello d’ingresso era arrugginito e sbarrato, ma i ragazzi avevano già individuato un punto del recinto facilmente valicabile. Con un misto di ansia e eccitazione, scavalcarono e si introdussero all’interno.
Appena entrati, l'atmosfera cambiò immediatamente. La luce del tardo pomeriggio filtrava attraverso i buchi nel tetto crollato, creando fasci luminosi che illuminavano in modo spettrale l'interno della fabbrica. Marta tirò fuori la torcia che aveva portato con sé e la accese. “Andiamo, cosa aspettiamo?” disse Giacomo con un sorriso che tradiva un po' di nervosismo. Anche lui, nonostante volesse mostrarsi coraggioso, sentiva un brivido d’inquietudine.
La stanza in cui erano entrati sembrava essere stata una volta una vasta sala di produzione, ora deserta e silenziosa. Macchinari arrugginiti giacevano abbandonati, coperti di polvere e ragnatele. I tre amici avanzavano cautamente, i loro passi scricchiolanti sulle schegge di vetro e sui frammenti di cemento. Sabrina scoprì una porta socchiusa che immetteva in un corridoio. “Guardate qui,” disse incuriosita. La curiosità era troppo forte per resistere, e decisero di proseguire.
Il corridoio era tappezzato di vecchi documenti e scatole deteriorate dall’umidità, un testimone muto di ciò che doveva essere accaduto lì molti anni prima. Proseguendo, i ragazzi giunsero in quella che doveva essere stata un volta un ufficio. Dentro, una scrivania massiccia con un cassetto forzato e rimesso a posto in modo frettoloso attirò la loro attenzione. Incuriositi, ispezionarono meglio e rinvennero diversi incartamenti. Tra questi, un fascicolo con ritagli di giornale che raccontavano di scomparse misteriose avvenute molti anni prima. Uno di questi articoli, datato 1985, parlava della sparizione di un operaio. Gli articoli erano accompagnati da annotazioni manoscritte, come se qualcuno avesse collezionato informazioni su quelle vicende.
“È inquietante,” mormorò Marta, cercando di mantenere la calma. Sabrina propose di fotografare tutto con il suo cellulare. Queste prove avrebbero potuto rivelare qualcosa di importante.
Nel frattempo, Giacomo notò una botola sul pavimento dietro la scrivania. Cercò di sollevarla e con sorpresa scoprì che non era chiusa a chiave. “Ragazzi, guardate qui!” disse agitatamente. La botola si apriva su una scala che scendeva nel buio più totale. Esitanti, decisero di esplorare anche quell’area. “Non siamo venuti fin qui per arrenderci ora, giusto?” incalzò Sabrina, cercando di dissipare la tensione.
Scendendo con cautela, sentirono l’aria farsi più umida e fredda. La torcia di Marta illuminava debolmente il corridoio sotterraneo in cui si trovarono: stretto, soffocante, pieno di tubi arrugginiti e cavi pendenti. A pochi metri, una porta metallica attirò la loro attenzione.
La porta si aprì con un lamento inquietante, rivelando una piccola stanza. Al suo interno, tavolini con sopra strumenti arrugginiti, come se fosse stata usata come laboratorio o officina. Sulla parete, una serie di fotografie coperte da strati di polvere, raffiguranti persone sconosciute e vecchi macchinari della fabbrica.
D’improvviso, il piede destro di Giacomo urtò qualcosa di metallico sul pavimento. Abbassandosi, scoprì una piccola cassetta di sicurezza. La serratura sembrava rotta, forse a causa del tempo o di un tentativo di effrazione. Con un po’ di impegno riuscirono ad aprirla e trovarono diversi documenti e un diario.
Il diario, datato anch’esso agli anni ‘80, sembrava appartenere a un certo Mario, forse un dipendente della fabbrica. Leggendolo con attenzione, i ragazzi scoprirono che Mario aveva scoperto qualcosa di losco nei rapporti dell’azienda e aveva iniziato a raccogliere prove per denunciare. Tuttavia, prima che potesse farlo, gli eventi precipitarono e lui scomparve senza lasciare traccia.
Le ultime pagine del diario erano scarabocchiate con frasi confuse e menzionavano un “passaggio segreto” che si collegava a un’area nascosta della fabbrica. Il diario era una cronaca inquietante che, insieme ai ritagli di giornale, sembrava tessere una trama di segreti sepolti sotto l’apparente normalità.
Mentre continuavano a sfogliare il diario, un rumore improvviso di passi proveniente dal corridoio alle loro spalle li fece sobbalzare. I battiti dei tre amici accelerarono, scambiandosi sguardi impauriti. “Siamo solo noi qui, vero?” sussurrò Marta. “Sì… almeno, così pensavamo,” rispose Giacomo con una voce tremula.
La paura prese il sopravvento mentre spegnevano rapidamente la torcia e si nascosero dietro uno dei tavolini nella stanza. Il rumore si avvicinava, seguito dal suono metallico di una porta che veniva spinta ulteriormente. Rimanevano immobili, trattenendo il respiro.
Dopo pochi istanti, il rumore si allontanò e la quiete tornò a dominare il sotterraneo. Decisero che fosse più sicuro abbandonare quel posto per il momento, magari ritornando quando sarebbero riusciti a decifrare le informazioni trovate. Con cautela, risalirono la scala, tenendo ben stretto il diario e i documenti come tesori preziosi.
Riuscirono a uscire dalla fabbrica senza ulteriori incidenti e pedalando velocemente raggiunsero il parco vicino per sedersi su una panchina e prendere fiato. “Abbiamo trovato qualcosa di grande, ragazzi,” disse Sabrina con uno sguardo determinato.
Nei giorni successivi, i tre amici si dedicarono a decifrare gli appunti del diario e a investigare ulteriormente sugli articoli raccolti. Scoprirono che la fabbrica, in passato, era stata al centro di uno scandalo riguardante il traffico illegale di materiali, e Mario, l’operaio scomparso, era stato uno dei pochi a esserne a conoscenza.
Con il diario e le prove fotografiche che avevano raccolto, decisero di contattare un giornalista locale interessato a storie di questo genere. Dopo aver ascoltato la loro storia e visionato i documenti, il giornalista promise di indagare a fondo sulla questione.
La fabbrica tornò alla ribalta, riaprendo indagini su vecchi casi rimasti irrisolti. Sebbene non direttamente riconosciuti, i ragazzi sapevano di aver dato un contributo significativo alla scoperta della verità e allo smascheramento dei segreti nascosti da decenni.
Per Giacomo, Sabrina e Marta, quell’avventura divenne un’importante lezione di vita. Avevano tastato con mano i pericoli e le emozioni dell’ignoto, sperimentando il brivido dell'investigazione, ma avevano anche imparato il valore dell’amicizia, del coraggio e della ricerca della verità.
Quello che iniziò come un semplice pomeriggio di esplorazione tra amici si trasformò in un’avventura indimenticabile. Avevano svelato misteri, trovato una nuova passione per l’investigazione e compreso che il passato può nascondere segreti pronti a riemergere per chi è disposto a cercarli.
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