Tema

Riscrittura della novella Rosso Malpelo dal punto di vista del protagonista: narrazione in prima persona

Valutazione media:5 / 5

Tipologia dell'esercizio: Tema

Riepilogo:

Malpelo, ragazzo dai capelli rossi, vive nella cava che segna la sua vita. Insegna a Ranocchio, ma la solitudine è la sua vera libertà. ?✨

Mi chiamo Malpelo, e il mio soprannome non lascia dubbi: basta guardare il mio cespuglio di capelli rosso fuoco, considerato di cattivo presagio dagli altri. Fin dai primissimi anni, la gente del mio villaggio mi ha marchiato come diverso, e non certo in senso positivo. Questo stigma, questa condanna non detta, mi ha seguito fin dentro la cava, il luogo angusto e buio dove ogni giorno trascorro le mie giornate a scavare insieme agli altri operai.

La cava non è un posto per i deboli. È un luogo di fatica e sudore, dove la forza fisica e la resistenza sono le uniche qualità che contano davvero. Ed era lì che lavorava anche mio padre, un uomo che tutti chiamavano "Bestia", ma che per me era un eroe. Se n'è andato un giorno, inghiottito dal buio, perché la cava è un luogo insidioso e un solo attimo di distrazione può costarti la vita. Quel giorno, l'intero villaggio aveva già deciso in silenzio che anche io avrei incontrato lo stesso tragico destino, sepolto vivo come lui.

Sono cresciuto con questa idea sempre in agguato nella mia mente e con il terrore che un passo falso potesse essere l'ultimo. Ma la paura non mi ha reso più cauto, mi ha piuttosto trasformato in un essere spietato. Ho imparato che non c'è posto per la compassione nella cava, tanto meno per la gentilezza. Se vuoi sopravvivere, devi essere vigile, lavorare sodo e mantenere le distanze emotive; affezionarsi è un lusso troppo costoso, perché tutto può svanire in un istante.

Quando è arrivato il nuovo ragazzino, lo chiamano Ranocchio, ho subito capito che non era fatto per quel lavoro. Da un lato mi faceva pena, dall'altro mi faceva arrabbiare. Come potevano pensare che uno come lui potesse resistere? Eppure, in maniera inaspettata, l'ho preso sotto la mia ala. Forse perché in lui vedevo quello che avrei potuto essere io, se solo la vita fosse stata gentile con me, o forse perché nella sua fragilità c'era una nobiltà che mi era preclusa. Anche gli altri lo tormentavano, ma se ero nei paraggi, facevo in modo che almeno arrivasse alla fine della giornata intero.

I nostri compagni di lavoro percepiscono la cava diversamente. Per alcuni è un avversario da battere ogni giorno, per altri un destino inevitabile. Io la vedo come l'unico luogo dove posso esistere senza ipocrisia. Lì sotto, nella penombra, siamo tutti uguali. Anche quando mi insultano e mi trattano come se valessi meno di niente, non riesco a provare rancore, perché so che siamo tutti prigionieri dello stesso buio.

A volte, penso che le pietre sappiano più di quanto mostrino. Acumulano storie e vite, assorbendo tutto per trasformarlo in massa immobile ed eterna. Ho imparato ad ascoltarle, a capire quando una roccia è instabile o quando il suolo trema lievemente sotto la punta del piccone. È un dialogo muto e costante, che solo chi è abituato al silenzio della cava può comprendere.

I giorni trascorrono tutti uguali, colmi di polvere e sudore, finché un giorno non abbiamo trovato un cunicolo, che sembrava una via di fuga, un passaggio segreto verso nuove terre. Non credevo ai miei occhi, lo ammetto. Eppure, una parte di me sapeva che l'euforia è spesso l'anticamera della delusione. Quando finalmente siamo passati attraverso, l'emozione è durata solo un attimo. Era solo l'ennesima trappola della cava, una promessa vuota.

Quando penso alla libertà, mi viene in mente il cielo che intravedo dalla bocca della cava, ma che non riesco mai a toccare. È lì, a simboleggiare tutto ciò che non potrò mai avere. Tuttavia, mi sono abituato a sopravvivere di piccoli momenti: il respiro che segue la fine del turno, la speranza di un nuovo giorno, e la consapevolezza che, in fondo, sono più libero sotto terra di quanto lo sarò mai in superficie.

Infine, quando guardo il mio riflesso nell'acqua stagnante della cava, vedo un ragazzo dai capelli rossi, uno sguardo duro e il volto coperto di polvere. Ma vedo anche qualcuno che combatte ogni giorno, che ha imparato a sopravvivere senza compromessi, e che non ha paura della sua solitudine, perché, paradossalmente, è proprio essa che mi rende veramente me stesso.

Scrivi il tema al posto mio

Valutazioni degli utenti ed insegnanti:

Voto:5/ 510.12.2024 o 9:20

**Valutazione: 10-** Ottima riscrittura! Hai saputo catturare la complessità e la sofferenza interiore di Malpelo con introspezione e lucidità.

La narrazione in prima persona trasmette empatizza, rendendo il lettore partecipe del suo conflitto. Bravo!

Voto:5/ 510.12.2024 o 18:02

"Questo articolo è stato super utile per il mio tema! Grazie!

Voto:5/ 513.12.2024 o 5:51

Ma Malpelo si sente davvero libero se è sempre solo? Non è un po' triste? ?

Voto:5/ 515.12.2024 o 14:15

In effetti, la solitudine può essere interpretata in modi diversi. Per alcuni è libertà, per altri è una prigione.

Voto:5/ 516.12.2024 o 22:35

Wow, non sapevo che il colore dei capelli avesse così tanto significato! È come una metafora della sua vita, giusto?

Voto:5/ 520.12.2024 o 23:19

Grazie per aver fatto questo riassunto! L'idea di raccontare la storia da Malpelo è geniale!

Voto:5/ 522.12.2024 o 15:10

Ehi, qualcuno sa se ci sono altre opere simili che parlano della solitudine?

Voto:5/ 523.12.2024 o 12:38

Sì, ci sono! Penso a "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello, parla molto della solitudine e dell'identità.

Voto:5/ 526.12.2024 o 19:32

Questa riscrittura mi ha fatto pensare, Malpelo è un cattivo o un sopravvissuto? ?‍♂️"

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