Intervista all'autore: Immagina di essere Antonio Ferrara, autore del libro "Ero cattivo".
Questo lavoro è stato verificato dal nostro insegnante: 15.10.2024 o 19:21
Tipologia dell'esercizio: Esercizio per casa
Aggiunto: 20.09.2024 o 20:25
Riepilogo:
Antonio Ferrara spiega che la cattiveria è complessa e deriva da esperienze difficili. Scrive per i ragazzi per ispirarli e aiutarli a comprendere sé stessi. ?✨
INTERVISTA ALL’AUTORE
*Immagina di essere Antonio Ferrara, autore del libro Ero cattivo, e rispondi alle seguenti domande.*
1. Cosa significa essere cattivo? Esiste veramente la cattiveria?
Essere cattivo è un concetto complesso e multifaciale. Per me, la cattiveria non è una qualità innata di una persona, ma piuttosto una serie di scelte e comportamenti che deviano da ciò che consideriamo moralmente accettabile o giusto. Spesso, etichettiamo qualcuno come "cattivo" senza comprendere le circostanze o le sofferenze che possono aver plasmato quel comportamento.
La cattiveria esiste, ma esiste anche in forme variabili e spesso è un riflesso di dolore, paura, o mancanza di comprensione. Angelo, il protagonista del mio romanzo, non è cattivo per natura. Le sue azioni negative derivano da una complessa rete di esperienze negative, traumi e mancanza di amore e accoglienza. Pertanto, per me "cattiveria" è un termine troppo limitante e spesso ingiusto per descrivere la complessità dell'essere umano.
2. Angelo, protagonista del romanzo, è un ragazzo che impara dai suoi errori, ma questo non sempre accade nella nostra vita. Perché? Cosa ci spinge a fare del bene o a fare del male?
Angelo rappresenta la capacità di redenzione che è in ognuno di noi. Tuttavia, non tutti riescono a imparare dai propri errori nella vita reale, e le ragioni sono innumerevoli. A volte, mancano le risorse necessarie — come supporto emotivo, ambiente educativo, o possibilità di riflettere sui propri comportamenti. Altre volte, l'orgoglio, il risentimento o il dolore impediscono a una persona di vedere i propri errori e imparare da essi.
Quello che ci spinge a fare del bene o del male è influenzato principalmente dall'ambiente in cui cresciamo, dalle relazioni che costruiamo, e dai valori che ci vengono instillati. Se cresciamo in un ambiente di amore e comprensione, siamo più propensi a riflettere quei valori nel nostro comportamento. Al contrario, se siamo circondati da violenza, trascuratezza, o mancanza di affetto, possiamo sviluppare un’identità basata su quei vissuti negativi.
3. Quanto ha influito vivere/lavorare in comunità per la scrittura del romanzo? Racconta un episodio toccante avvenuto durante il tuo percorso da educatore e di cui manterrai ricordo per sempre.
L'esperienza di lavorare in comunità ha avuto un impatto fondamentale sulla scrittura del mio romanzo. Il vivere quotidiano accanto a ragazzi come Angelo mi ha offerto una comprensione profonda delle loro paure, speranze, e della lotta interna che spesso non si vede dall'esterno. Questo contatto diretto mi ha permesso di creare personaggi autentici e sinceri.
Uno degli episodi più toccanti che ricordo avvenne con un ragazzo di nome Marco. Marco era entrato in comunità dopo un periodo difficile vissuto con la sua famiglia. Era un ragazzo arrabbiato, sfiduciato verso il mondo e verso gli adulti. Un giorno, durante un’attività di gruppo, notai che Marco sembrava stranamente distaccato. Decisi di parlargli in privato e scoprii che si sentiva abbandonato, senza identità o scopo.
Gli offrii un quaderno e gli dissi: "Scrivi. Racconta tutto quello che non riesci a dire a parole." Poche settimane dopo, Marco mi consegnò il quaderno. Era pieno di pensieri, disegni e frasi spezzate che raccontavano di un ragazzo in cerca di se stesso. Quella sera, lessi tutte le sue parole e compresi che, in quel momento, Marco non era solo un ragazzo problematico, ma un'anima in cerca di riscatto. Quell'episodio mi ha ricordato quanto sia essenziale ascoltare, offrire spazio e, soprattutto, non giudicare.
4. Perché lei scrive e soprattutto perché scrive per i ragazzi?
Scrivo perché credo nel potere delle storie di trasformare il mondo e gli individui. La scrittura è la mia maniera di comprendere e dare significato alla realtà, di esplorare le emozioni e i conflitti umani. Scrivo per i ragazzi perché ho la convinzione che siano il futuro, e che abbiano bisogno non solo di intrattenimento, ma di storie che possano ispirare, educare, e offrire loro una diversa prospettiva.
I ragazzi sono in una fase critica della loro vita, dove tutto è in movimento e potenzialmente trasformativo. Offrire loro storie in cui possono rispecchiarsi, trovare conforto o speranza, sentire che non sono soli nelle loro lotte, è per me una missione importante. Le storie possono essere un ponte verso la comprensione di sé stessi e degli altri, ed è per questo che scrivo: per creare quel ponte e camminare insieme a loro verso un futuro migliore.
Valutazioni degli utenti ed insegnanti:
**Voto: 10-** Commento: Ottima comprensione dei temi trattati nel libro di Ferrara.
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